Venerdì 13 ottobre si è svolto il primo incontro della quinta sessione del Sinodo in cui è stato approvato con la maggioranza dei due terzi dei presenti il documento finale sui ministeri battesimali. Dopo la votazione i membri dell’Assemblea sinodale si sono riuniti in gruppi di lavoro per iniziare ad esaminare una seconda proposta, la 9, votata precedentemente dall’Assemblea, che ha come tema: “Rinnovare le parrocchie a partire da piccoli gruppi della Parola, sullo stile delle comunità di base”. Questo tema verrà poi approfondito nell’incontro successivo.

Domenica 29 ottobre si è svolto il secondo incontro della quinta sessione. Dopo la preghiera e la riflessione del Vescovo Claudio, sono iniziati i lavori di gruppo per analizzare i punti di forza e le criticità della proposta 9.

Questa proposta si differenzia da altre iniziative pastorali già realizzate. I piccoli gruppi della Parola rappresentano un’opportunità di crescita nella fede con caratteristiche diverse da altre esperienze come i Centri di ascolto, gruppi di preghiera e incontri tematici sulla Bibbia.

Punti di forza

  1. Risponde a un desiderio di spiritualità. Mette al centro la Parola di Dio, poiché la fede nasce dall’ascolto. C’è bisogno di partire dalla nostra vita e di interpretarla alla luce della Parola. Rispetto alla ricerca spirituale bisogna individuare dov’è il cuore delle persone, essere attenti ai ritmi concreti delle persone e ai passaggi topici dell’esistenza (fidanzamenti, relazioni, studio e lavoro, nascite, sofferenza, morte ...). La Parola di Dio ha potere generativo e trasformativo.

Possibili concretizzazioni della proposta

I Gruppi di lavoro prendono in esame le possibili concretizzazioni della proposta 9: i destinatari, stile, modalità, accompagnatori-facilitatori, ruolo delle parrocchie, ruolo della Diocesi.

      Criticità e opportunità

Le criticità possono diventare opportunità. Un po’ come in tutto il cammino del Sinodo: i punti di rottura possono trasformarsi in germogli.

a) La principale criticità riscontrata riguarda il rischio di autoreferenzialità e di chiusura elitaria di questi gruppi. Invece, la predisposizione missionaria, intesa come accoglienza e apertura trasversale, risulta un elemento fondamentale per le possibili concretizzazioni della proposta.

b) Un’altra criticità riguarda il rischio di un approfondimento della Bibbia, quasi un circolo culturale, che non implichi scelte e stili di vita credibili, avendo a cuore anche le problematiche sociali del territorio. I piccoli gruppi, invece, potrebbero contribuire a comprendere come affrontare le sfide che il nostro tempo pone ai cristiani.

Alle 17 dopo una breve pausa cisi ritrova in modalità plenaria per la presentazione del terzo temaCapire come attuare la collaborazione tra parrocchie vicine. Quale interazione e rapporto tra la singola parrocchia, le Unità pastorali, il Vicariato e gli eventuali gruppi di parrocchie” (proposta 18), che sarà oggetto di riflessione delle prossime sedute dell’Assemblea.

Il Sinodo dopo aver analizzato nella prima fase temi di natura spirituale, ora cerca di affrontare quelli organizzativi e funzionali. Don Leopoldo presenta in anteprima all'Assemblea la situazione delle parrocchie, delle UP, l’abbozzo dei Gruppi di parrocchie, i numeri dei presbiteri in Diocesi fornendo dati necessari ed importanti.

Per maturare uno sguardo consapevole e lungimirante su questo tema, l’Assemblea già alla scorsa sessione ha vissuto un momento formativo sulla situazione delle parrocchie, delle unità pastorali e dei vicariati nella Chiesa di Padova. Attualmente nella nostra Diocesi vi sono 566 presbiteri con età media di 65,41 anni, 455 parrocchie, varie per conformazione, per numero di abitanti, per aggregazione in Unità Pastorali (27) e Vicariati (32), e sempre più di frequente al parroco è affidata la cura di più di una parrocchia, circostanza che da tempo invita alla collaborazione tra comunità vicine (179 più parrocchie con un parroco, 113 parrocchie in Unità Pastorali, 163 parrocchie singole).Ne deriva un’immagine molto frastagliata della situazione interna alla nostra Diocesi. E’ importante definire i rapporti tra parrocchie, Gruppi di parrocchie, Vicariati e Diocesi, per una migliore gestione della pastorale e una maggiore attenzione alle esigenze dei territori. La riflessione, al contempo delicata e coraggiosa, su queste tematiche porterà dunque l’Assemblea ad esprimersi sul futuro stile pastorale delle comunità della nostra Diocesi.

Antonio Cipriano

(Dal comunicato stampa della Diocesi)

Uno dei nove docufilm prodotti da Luci nel Mondo per la Fondazione Missio, in occasione dell’Ottobre missionario, racconta la vicenda di padre Norberto Pozzi, missionario carmelitano scalzo nella Repubblica Centrafricana. La sua stessa voce, nel video intitolato “Quella maledetta mina!”, racconta cosa è accaduto il 10 febbraio scorso.

Clicca qui per continuare a leggere e vedere il docufilm.

Ci prepariamo a vivere ancora una volta il mese di ottobre, come cammino di animazione missionaria e di sensibilizzazione delle nostre comunità cristiane a partecipare e farsi carico della missione universale della Chiesa. Come educare le nostre comunità a questa apertura missionaria universale? La Chiesa, già da un secolo, ha adottato uno strumento pastorale che renda possibile la partecipazione di tutte le comunità e di tutti i credenti alla missione universale della Chiesa: si tratta delle Pontificie Opere Missionarie, attraverso le quali si intende creare tra tutti i cristiani del mondo uno spirito di fraternità universale nella preghiera e nella solidarietà, specialmente verso le Chiese più giovani e bisognose di sostegno. Ce lo ha raccomandato il Concilio Vaticano II, nel decreto Ad Gentes, nel quale le Pontificie Opere Missionarie sono raccomandate «sia per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire una adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo le necessità di ciascuna» (n. 38). Anche San Giovanni Paolo II, nella enciclica Redemptoris Missio ricorda espressamente che «le quattro Opere Missionarie – Propagazione della Fede, San Pietro Apostolo, Infanzia Missionaria e Unione Missionaria – hanno in comune lo scopo di promuovere lo spirito missionario universale in seno al popolo di Dio» (n. 84).

Il mese missionario trova dunque il suo apice nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che ricorre nella penultima domenica del mese, ossia il 22 ottobre prossimo. In quella giornata ogni comunità cristiana si unisce spiritualmente a tutti i missionari inviati nel mondo ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini e, attraverso la raccolta di offerte a favore delle Pontificie Opere Missionarie, ogni parrocchia, rettoria, cappellania, ossia ogni comunità che celebra l’Eucarestia, contribuisce al sostegno di tutti i missionari sparsi nel mondo e di tutte le comunità più povere di mezzi, quelle che vivono in situazioni di assoluta minoranza e quelle che soffrono controversie e persecuzioni.

Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno Papa Francesco ha scelto un tema che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di Luca (cfr 24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Attraverso l’esperienza di questi due discepoli che, nell’incontro con Cristo risorto, si trasformano in attivi missionari, Papa Francesco richiama prima di tutto il valore della Parola di Dio per la vita dei battezzati: «La conoscenza della Scrittura è importante per la vita del cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo» «Gesù infatti è la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il cuore». In un secondo passaggio del suo messaggio il papa ci sottolinea l’importanza dell’Eucarestia: «Occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Infine il Papa ci ricorda l’importanza del mantenere viva la missione con l’impegno di ciascuno e con la preghiera per le vocazioni missionarie: «L’immagine dei “piedi in cammino” ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra».

Clicca qui per vedere il video di presentazione dell'ottobre missionario 2023

La GMG di Lisbona è stata ricca di emozioni, di incontri e di esperienze anche per il gruppo di giovani partecipanti della nostra Collaborazione Pastorale. Tanti sono i ricordi da condividere e le parole udite da riferire. Più importante, però, è quello che ognuno porterà con sé, dopo quelle giornate straordinarie, custodito nel diario di bordo del “cuore”

Porterò per sempre nel cuore l’alba che abbiamo vissuto con un milione e mezzo di giovani, tutti nello stesso posto per condividere insieme un’esperienza di fede. (Beatrice)

Quando sono partito “sapevo” a che cosa sarei andato incontro; alla terza esperienza presumi di intuire cosa sarebbe accaduto: code, gente, dormire in centinaia e migliaia per terra; eppure la GMG ha sempre un retrogusto particolare che, nonostante tutto, la rende unica e irripetibile. Si, la meraviglia che mi porto a casa questa volta è, tra le tante, ancora una volta la veglia del sabato sera al Campo di Grazia e, in particolare, i giovani raccolti in preghiera, tutti in ginocchio durante l’adorazione. Mi ha commosso e ispirato. Grazie a Gesù, che ci ha accompagnati in questa avventura di fede e condivisione. (don Mauro)

Porterò nel cuore la sensazione di calma che mi ha lasciato la veglia di papa Francesco; nonostante il milione e mezzo di persone presenti nello stesso luogo in quel momento è come se tutti si fossero fermati per ascoltare le parole del papa ed è stato molto suggestivo. (Elia)

Quest'esperienza mi ha davvero colpito. Vedere un milione e mezzo di persone venire a Lisbona per lo stesso motivo e cariche di energia, mi faceva dimenticare la stanchezza causata, magari, dal poco sonno. Quando eravamo tutti nel Campo ad ascoltare le parole di Papa Francesco c'era nell'aria una calma e un sentimento di fratellanza incredibile, anche con persone di altri Paesi e che non avevi mai visto. (Nicola)

La GMG mi lascia nel cuore tanti momenti belli, intensi, divertenti, di amicizia, di fratellanza passati con il mio piccolo gruppo che partiva da Zugliano, ma anche con il gruppo allargato ad altre Comunità della Diocesi con cui abbiamo viaggiato e, in realtà, con tutti i ragazzi che erano presenti a Lisbona. Penso che il fatto che più di un milione di persone si siano trovate nello stesso luogo, nello stesso momento e per lo stesso motivo sia incredibile e lo è, allo stesso modo, la fratellanza che c’era tra tutti. (Davide)

Porterò nel cuore la gioia di aver potuto dare ai “nostri” ragazzi l’opportunità di vivere un'esperienza così forte, sotto tutti i punti di vista. Ogni sforzo fatto prima, durante e dopo è stato ripagato dai sorrisi di tutti durante la settimana. Porto anche nel cuore lo spirito di aiuto e la bontà che chiunque aveva con chiunque, conosciuto o sconosciuto. Per una settimana abbiamo vissuto in un mondo molto migliore di quello che abbiamo tutti i giorni. Proverò a portare quello spirito anche nella quotidianità. (Luca)

Porterò nel cuore quel momento in cui, durante la veglia con Papa Francesco, ci siamo tutti inginocchiati e abbiamo condiviso un momento di silenzio che, nonostante quel milione e mezzo di ragazzi presenti nello stesso luogo, non si è mai rotto e mi ha dato la possibilità di godere di quel clima di unione e vicinanza con le persone che avevo accanto e con Dio nel migliore dei modi. (Paolo)

Dopo l'esperienza fatta alla GMG di Lisbona ci saranno tante, anzi tantissime cose che porterò nel mio cuore, dall'unione tra noi amici all'amicizia fatta con persone "a caso" con la quale ci si scambiava oggetti per ricordarsi quell'amicizia quasi casuale che era nata in quel momento. Mi porterò nel cuore l'unione che ha portato il discorso di Papa Francesco perché ha fatto vedere a molti l'unico modo di guardare una persona dall'alto in basso, cioè per aiutarlo. Infine come già detto dagli altri anche davanti alla chiesa quando ci eravamo confrontati, porterò sempre nel mio cuore l'aver visto un milione e mezzo di persone inginocchiate solo per aver visto una scritta e anche il solo fatto di avere appoggiato le nostre mani sulle spalle dei nostri amici con un gesto del tutto spontaneo. (Riccardo)

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