Il Vangelo di Marco ci mostra Gesù che sale verso Gerusalemme, dove porterà a compimento la sua missione, al caro prezzo della croce. Sulla strada un tale interrompe il suo cammino chiedendogli, da uomo osservante dei comandamenti qual era, un’assicurazione sulla vita eterna. Gesù riconosce la retta intenzione dell’uomo, anzi lo fissa con occhi di simpatia, ma non esita a dirgli che la vita eterna non si assicura alla stregua delle grandi ricchezze di questo mondo: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Detto altrimenti: se vuoi avere un tesoro in cielo devi avere i poveri come tesori sulla terra! Discepolo di Gesù non è chi osserva i comandamenti, nemmeno chi lascia i beni, ma soltanto chi li dà ai poveri e crea fraternità sulla terra. Le parole e lo sguardo di Gesù nulla poterono su quell’uomo, che immaginava di seguirlo, infatti“ si fece scuro in volto e se ne andò rattristato”. Marco aggiunge che “possedeva infatti molti beni”. Insomma, per essere discepoli e missionari di Gesù, non basta fare la carità, essere filantropi, ma occorre indossare i panni del samaritano, creare fraternità sulle strade del mondo, come fecero fratel Carlo de Foucauld in Algeria, tra i musulmani e i tuareg, e don Roberto Malgesini sulle strade di Como, tra gli immigrati e i clochard. Uno stile di sequela e di missione inaudito, che genera scandalo e stupore negli stessi discepoli di Gesù.
p. Mario Menin